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Amedeo Bologna "Alla locanda della stella rossa"

Amedeo Bologna "Alla locanda della stella rossa"

Update: 2025-12-10
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Amedeo Bologna
"Alla locanda della stella rossa"
Neos Edizioni
www.neosedizioni.it

Una storia fallita significa necessariamente una storia “sbagliata”? La Storia non è forse fatta da persone con i loro sentimenti, debolezze e fragilità?

Torino, lunedì 10 agosto 2011. Lamberto Ricossi, il “Compagno Lamberto”, ha custodito per oltre trent’anni un covo brigatista, un covo “freddo”, ovvero mai utilizzato. Dopo lo smantellamento della colonna torinese delle BR, si era fatto carico di quell’alloggio, lo teneva in ordine, pagava le bollette. Si erano tutti dimenticati di lui ma il “Compagno Lamberto” era rimasto sempre in attesa di ordini, fedele al suo ruolo di addetto alla logistica, poco più di un fiancheggiatore. A custodire un qualcosa che non doveva più esistere, come l’ultimo soldato giapponese rimasto a presidiare un’isola. «All’inizio pensò che quella “dimenticanza” fosse un gran colpo di fortuna, ma poi, col passare del tempo, fu assalito da un pesantissimo senso di irrilevanza, dalla sensazione cioè di non contare e di non avere mai contato granché».
Ma quel giorno d’estate il “Compagno Lamberto” entra nell’androne del palazzo di via Principi d’Acaja.  È venuto il momento di chiudere. Anzi, di rimettere in moto la Storia. Si dirige in bagno, mette il tappo nello scarico della vasca e apre i rubinetti. Guarda l’acqua scrosciare e se ne va. L’alloggio si allaga, arrivano i vigili del fuoco, quindi la polizia. Il covo è scoperto. Il giorno dopo, il “Compagno Lamberto”, latitante fuori tempo massimo, prende l’auto, direzione Liguria, per raggiungere un posto chiamato la Locanda della Stella Rossa.
Nel mentre, Brenno Bisanzi, compagno di gioventù di Lamberto, con il quale aveva frequentato l’istituto per periti chimici industriali “Luigi Casale” di Torino, stanco di una vita asfittica, decide di fuggire dai suoi fallimenti personali. A pochi giorni dal suo sessantesimo compleanno, imbocca una strada provinciale che lo porta nell’entroterra ligure, dalle parti di Ventimiglia, e tra tornanti, ulivi e muretti a secco, “dove il salmastro si sposa a umori di terra riarsa”, arriva in un posto chiamato la Locanda della Stella Rossa.
Mentre al commissario Giacomo Cremona e al vicecommissario Massimo Glisenti i conti non tornano (perché far scoprire quel covo dopo tanti anni? Perché Lamberto Ricossi ha continuato ad occuparsi di quell’alloggio? Perché quella latitanza illogica e velleitaria?), il caso, o la misteriosa tendenza che certe storie hanno di ricongiungersi, porta i due vecchi compagni di scuola e di amicizia ad approdare in un posto davvero bizzarro, popolato da personaggi altrettanto bizzarri: un oste che pare un pirata in disarmo, un pittore chiamato Modì, un’affascinante pianista jazz, un Passeur. “Un luogo ad alta densità di storie andate in malora”, una vera e propria comunità di allegri falliti, dove ci si faceva beffe del destino con ironia e leggerezza, perché la Locanda della Stella Rossa, più che un luogo fisico, è una condizione mentale. Esistenze che un tempo avevano sognato di cambiare il mondo ed ora erano finite in un limbo, oppure costrette a fare i conti con la memoria. I loro percorsi andranno ad incrociarsi con quelli di una giovane giornalista free lance (nonché musicista), di un libraio di altri tempi, di un ex brigatista fuggito in Francia, di un ex infiltrato, di un commissario dal passato ambiguo.
Passato e presente si specchiano, si rincorrono e si interrogano in un romanzo che alterna suspense e introspezione, thriller psicologico e racconto di un’epoca, realismo e lirismo.
Spiega Amedeo Bologna: «Quando fatti e vicende vissute in prima persona si allontanano dal presente per entrare nella Storia con la esse maiuscola, ci si rende conto di come il passaggio dai ricordi ai “manuali” comporti spesso la drastica bipartizione tra buoni e cattivi, santi e demoni, vittime innocenti e carnefici, azzerando la complessità di quanto accaduto. L’argomento centrale del romanzo è proprio la rivisitazione dei tanti e diversi universi che avevano animato il periodo più che decennale del così detto “Sessantotto” per recuperare l’umanità dei personaggi che ne avevano fatto parte e che, a mio avviso, andavano sottratti alla visione manichea che, trascurando le complessità di quel lontano e complicato periodo, ne alteravano il senso.  “La Locanda della Stella Rossa” è il luogo immaginato per ospitare proprio gli sconfitti di quelle vicende, mai comunque piegati alla marginalità a cui il trascorrere del tempo vorrebbe destinarli. E in quel luogo particolare e discosto si intrecciano i destini di persone la cui vita è stata segnata da quei lontani eventi… In parte si tratta di vicende da me vissute in prima persona, in parte in modo indiretto, ma anche del tutto inventate, com’è normale nella stesura di qualsiasi romanzo che non sia dichiaratamente un’autobiografia».
 
Amedeo Bologna, a partire dal 1998, con il racconto Settenni, ha iniziato a pubblicare presso piccoli editori operanti in Valle d’Aosta. Oltre ai racconti editi in Patate e champagne, Nera Baltea, Joà, Voci da una collezione, con Edizioni Vida sono anche usciti due suoi romanzi: Il gatto di Majakovskij nel 2014 e Il suono di una mano sola nel 2016. Suoi racconti sono inoltre presenti nelle antologie di Neos Edizioni Natale in Valle d’Aosta (2021), Natale in Valle d’Aosta. Racconti sul filo dell’acqua (2022) e Natale in Valle d’Aosta. Quindici storie fra leggende e tradizioni (2024, di cui è anche curatore, insieme a Carlotta Marricco).


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